Abbiamo ormai compreso come il sistema endocannabinoide si trovi davvero ovunque nel corpo umano e quanto sia parte importante in tutti gli apparati: non fa eccezione quello gastrointestinale che anzi ne è particolarmente ricco. Per questo motivo i cannabinoidi influenzano in modo particolare il sistema digerente facilitando o inibendo alcune funzioni importanti, vediamo insieme quali sono i pro e i contro di queste interazioni.

Breve anatomia dell’apparato digerente

L’apparato digerente, nell’uomo come in altri esseri viventi, ha il compito di introdurre, elaborare, digerire, assorbire i principi nutritivi e di eliminare sotto forma di scarti tutti i residui di cui il corpo non ha bisogno (stiamo ovviamente parlando delle feci). Viene chiamato anche tratto gastro-intestinale e si potrebbe paragonare a un lungo tubo cavo (una media lunghezza di 12 metri) che dalla bocca all’ano attraversa il corpo. Come dicevamo la sua apertura iniziale (dalla quale entra il cibo) è proprio la bocca poi da qui il sistema continua con faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e crasso. Di quest’ultima porzione fanno parte anche il retto e il canale anale dalla quale fuoriesce il materiale di scarto con l’evacuazione.

In passato si credeva che l’intero intestino avesse come unico compito quello di digerire e assimilare sostanze nutritive nell’organismo. Ma oggi sappiamo benissimo che le sue funzioni primarie non finiscono qui… infatti è molto importante parlare anche del microbioma: una popolazione microrganismi che abitano il nostro apparato digerente (come batteri, parassiti eucarioti, protozoi e funghi). Sembrerà anche una pericolosa infestazione ma in verità il microbioma è davvero necessario per tanti processi e deve essere mantenuto sano e forte perché possa sostenere il sistema immunitario, assimilare e sintetizzare sostanze benefiche (ad esempio parecchie tipologie di vitamine) e gestire quelle tossiche che vanno smaltite.

Il sistema endocannabinoide nel tratto gastro intestinale

Dopo questo doveroso riassunto iniziamo a concentrarci sul sistema endocannabinoide… cosa c’entra con questo tubo gigante? Ebbene gli endocannabinoidi (neurotrasmettitori a base lipidica che si legano ai recettori di cannabinoidi scatenando una serie di reazioni diverse) si trovano praticamente ovunque nel corpo umano: all’interno dei vari organi, nel cervello, nei sistemi nervosi, nelle ghiandole… ecco perché potenzialmente i cannabinoidi possono avere degli effetti su quasi ogni zona corporea.

Sono decine d’anni che gli scienziati di tutto il mondo scoprono la presenza di questi neurotrasmenttitori all’interno del tratto gastrointestinale e oggi è ormai chiaro a tutti che il sistema endocannabinoide è assolutamente fondamentale per l’attuazione dei processi metabolici, ovvero quelli che permettono all’uomo di elaborare e assimilare gli alimenti. Non stupisce quindi che la cannabis venga utilizzata da secoli nel trattamento di disturbi associati alla digestione, proprio perché il sistema endocannabinoide è in grado di influenzare fortemente la motilità e la permeabilità intestinale, l’infiammazione dei tessuti, l’assimilazione di alcune sostanze (come i grassi e le vitamine) ma anche di regolare le connessioni tra l’apparato e il cervello (per esempio di bloccare lo stimolo della nausea e di accendere la fame) o di stimolare le attività del preziosissimo microbioma.

I pro e i contro dei cannabinoidi per l’apparato digerente

Diversi studi hanno dimostrato che uno stimolo del sistema endocannabinoide è in grado di migliorare la digestione, soprattutto per chi soffre di patologie correlate all’assorbimento, ad alterazioni del microbioma o alle infiammazioni dell’intestino. Parliamo soprattutto di patologie come, la colite cronica, ulcere intestinali, morbo di Crohn, infiammazione dovuta a intolleranze varie o allergie (ad esempio per la celiachia). Parte di questo intervento benefico deriverebbe soprattutto dalla capacità di cannabinoidi (come ad esmpio il CBD) di mitigare le infiammazioni all’interno delle cellule e quindi di limitare le sensazioni dolorose e ristabilire la funzionalità delle cellule.

Inoltre come molti di voi avranno sperimentato la cannabis può anche stimolare l’appetito, un effetto davvero importantissimo per chi non riesce, per un motivo o per l’altro, ad alimentarsi (come chi soffre di anoressia) ma anche placare molti tipi di nausea come quelli correlati all’assunzione di farmaci (ad esempio i chemioterapici). In particolare è il cannabinoide THC ad avere un effetto davvero potente sulla fame, anche perché amplifica il senso dell’olfatto, il gusto e porta quindi ad apprezzare maggiormente quello che mangiamo.
Negli ultimi anni, inoltre, per la cura dell’appetito si sta sviluppando la ricerca sul THCV.

I contro dell’assunzione di cannabis per questo apparato non sono tanti ma ci sono. Per prima cosa è doveroso sottolineare che una piccola fetta di persone potrebbe reagire con nausea e blocco dell’appetito al consumo di alcuni tipi di marijuana, proprio l’inverso di quello che accade di solito. Inoltre ci sono le controindicazioni correlate all’assunzione di marijuana per combustione, magari associata al tabacco, abitudine che può essere nociva per una buona parte del sistema digestivo (oltre che per altri apparati), ad esempio può irritare i tessuti di faringe ed esofago e aggravare le forme di reflusso.
Per questi motivi meglio limitare questo tipo di assunzione soprattutto se si hanno problemi alla parte alta del sistema.